MICHEL HOUELLEBECQ: ecco come l’Europa diventerà islamica


Ospitiamo qui un breve articolo di Ciesse: gran lettore, esperto di cose islamiche e di storia della seconda guerra mondiale. Le note che seguono riguardano il romanzo dello scrittore francese Michel Houellebecq dal titolo “Sottomissione” che io stesso ho letto. Per questo mi trovo in disaccordo con parte della recensione che segue, nel senso che sono molto più propenso a considerare favorevolmente il romanzo. Che secondo me è semplicemente profetico: per comprenderne l’acume bisogna separare il piano narrativo che effettivamente contiene delle ingenuità dal piano tematico che immagina uno scenario – la conquista islamica d’Europa- ormai probabilissimo. Houellebecq secondo me ha il coraggio di guardare in faccia la realtà senza sconti. La conquista islamica di Francia avverrà in modo del tutto incruento tramite libere elezioni grazie al cavallo di Troia della democrazia e alla indifferenza devitalizzata dei francesi.

 Un’ occasione persa.

In un Francia prossima ventura i Fratelli Musulmani prendono il potere grazie a una discutibile e improbabile alleanza con socialisti e gollisti.
Tutto pur di fermare il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, il primo partito del paese.

Per la Francia si prospetta un cambio radicale di regime: l’abbigliamento tra le strade si fa più morigerato, il patriarcato torna di moda, le donne castigate e sottomesse, la poligamia ammessa, i sauditi si comprano tutto, l’istruzione anche superiore si fa confessionale e per alcuni posizioni di prestigio è richiesta tassativamente la fede musulmana. Tra questi ruoli, il professore universitario.

Il protagonista è infatti un professore universitario un po’ sui generis: nichilista, indifferente a tutto, disinformato, all’oscuro persino della mera attualità. E in piena crisi di mezz’età. L’unico vero interesse che coltiva è correre dietro alle studentesse in cerca nemmeno di amore ma di semplici accoppiamenti usa e getta che lo facciano sentire più giovane e possano colmare il vuoto esistenziale che lo attanaglia.

Le premesse, insomma, sembrano interessanti ma ahimé vengono in larga parte deluse da una realizzazione miope, sciatta e mal riuscita.

Il limitato punto di vista del protagonista, che sembra incurante di tutto, va a detrimento della storia: un evento storico e rivoluzionario di portata mondiale come la caduta della “Francia Europea” e l’instaurarsi di un regime islamico in Europa è filtrato dall’indifferenza e dal disinteresse della voce narrante. Le conseguenze, così, sono celate in larga parte agli occhi del lettore. Se il nuovo regime ha portato con se tensioni sociali non lo sappiamo, se c’è una guerra civile strisciante in corso non lo sappiamo, per il semplice motivo che il professore è disinteressato alle cose del mondo al punto tale da non seguire nemmeno l’esito delle elezioni.

In ogni caso, non essendo musulmano, perde il posto ma la sua quiescenza viene pagata a peso d’oro: il suo silenzio viene comprato con una rendita vitalizia molto generosa. Sono pochi i professori che accettano il “new deal” e pochissimi tra i più prestigiosi. Ma le cose cambieranno perché adulati professionalmente, ricompensati economicamente e blanditi con l’allettante prospettiva di potersi scegliere liberamente fino a quattro mogli. Ergo questo fronte si infrange: avvengono le prime conversioni all’islam e i primi ritorni in cattedra. Compreso, infine, quello del protagonista. Dove non poté la fede, la convinzione e i principi poté il proverbiale pelo – se mi consentite l’espressione colorita.

Nel complesso ho trovato “Sottomissione” piuttosto mal riuscito.
A larghi tratti è di una noia mortale, soprattutto nella seconda metà dell’opera.
L’aspetto distopico, che per me era il più interessante, è appena abbozzato.

Il potenziale dirompente, per giunta d’attualità, è svanito in una bolla di sapone.
Al centro della narrazione anziché le vicende di un mondo millenario che crolla rimpiazzato da un nuovo, alieno, ordine sociale abbiamo le miserie esistenziali di una figura mediocre con le sue paturnie e il suo opportunismo.

Peccato davvero.



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5 replies

  1. Michel Houellebecq non mi sta molto simpatico, sempre con quella sigaretta accesa quasi fosse una pistola. Mi ricorda Oriana Fallaci (anche lei con la sigaretta)… giuro che se pubblicassi un libro faccio la foto solo alla mia sigaretta e comunque se l’Europa diventasse islamica credo che per tutto quello che hanno fatto gli europei nel mondo è il minimo che potremmo aspettarci. Non credo che lo leggerò, mi sta troppo antipatico 🙂

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  2. Io non sono così massimalista la civiltà occidentale nel mondo ha portato anche cose buone: un’organizzazione e amministrazione dello stato, la lingua scritta, infrastrutture, sistemi scolastici, etc. Houellebecq è antipatico come sono antipatici tutti quelli che preferiscono raccontare una cruda verità piuttosto una pietosa menzogna sul futuro che ci attende magari per poterci, i menzogneri, meglio narcotizzare. Inoltre è uno che le sue idee le paga di persona, è stato processato e poi assolto per presunta islamofobia, anhe per questo in “Sottomissione” cerca di dire ciò che pensa più per allusioni che in modo diretto. E a proposito di futuro distopico io personalmente mi auguro di tutto cuore non abbia nulla a che fare con quello da lui immaginato. Ad ogni modo avevo pubblicato anche io una recensione su “Sottomissione” meno telegrafica di quella del mio collaboratore. Vedo se in un immediato futuro riesco a ripubblicarla qui. Riguardo la sigaretta e le facce che ci sono dietro quella che mi sovviene più spesso è quella di Clint Eastwood ne “Il buono, il brutto, il cattivo” anche se per la precisione si trattava di un toscanello. Per Houellebecq la sigaretta è una specie di segno distintivo, un modo per iconizzare se stesso. Anche quell’aria da scoppiato secondo me è in parte costruita. L’uomo è furbo, un ottimo marketer di se stesso.

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  3. E proprio per questo non mi piace… Mi da l’impressione (ripeto impressione) di uno che ci marcia insomma quello che hai scritto tu in maniera perfetta

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  4. io invece ho trovato il testo intenso e inquietante, dice quello che tutti temono, ma presenta la reale minaccia, non bella bellica, ma quella sociale. Non so l’europa merita questa fine, ma sicuramente se non sa difendersi dovrà capitolare e sottomettersi e non parliamo di secoli, ma di decenni.

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  5. Domanda importante: L’Europa merita di estinguersi culturalmente ? Dipende dagli europei stessi, se abbandonano le proprie radici si, L’Europa merita di naufragare. Più ci si spersonalizza, più si cade nell’aninimato e più si cade nell’anonimato più ci si espone al pericolo di essere travolti e sostituiti da altre civiltà più solide e meglio identificate. Interessante sotto questo aspetto la Bibbia: tutte le volte che Israele viene invaso e conquistato da un popolo straniero la causa è individuata nel fatto che il popolo ebraico si allontana da Dio, cioè le radici stesse della sua storia e della sua civiltà.

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